venerdì 13 marzo 2009

Anoressia: magre da morire

Prima causa di morte tra le ragazze
I disturbi del comportamento alimentare sono diventati la prima causa di morte per malattia tra le ragazze di età compresa tra i 12 e i 25 anni.

Anoressia e bulimia nervosa sono ormai un vero allarme socio-sanitario visti i numeri dei soggetti coinvolti: circa 150/200mila donne. Come spiegano gli esperti, si tratta di malattie gravi e invalidanti, con un elevato indice di mortalità, pari al 10% a dieci anni dai primi sintomi e del 20% a venti anni.
Lo spiega Roberto Ostuzzi, presidente della Sisdca (Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare), in occasione della presentazione delle nuove statistiche su queste patologie: "Attualmente la prevalenza delle due malattie nella popolazione generale è dello 0,2%-0,3%, ma a questi vanno aggiunti casi atipici e non altrimenti classificati, per cui i numeri potrebbero essere pari al triplo".
Questi mali presentano un forte rischio di cronicizzazione, l'insorgenza di complicanze mediche e psichiatriche, fino a frequenti casi di programmazione del suicidio.
Così gli esperti ipotizzano per i casi più gravi, la possibilità di un percorso di trattamento sanitario obbligatorio (Tso) ad hoc. E' una delle possibilità allo studio nell'ambito della revisione della legge 180 sull'assistenza psichiatrica, che raccoglie l'impegno del sottosegretario al Welfare Francesca Martini.

“L'anoressia è una patologia in crescita anche nell'età pediatrica; un fenomeno che interessa soprattutto le donne - ha detto Martini intervenendo ad un dibattito sulle cure coercitive nell'anoressia e nella bulimia nervosa, organizzato a Roma - E' fondamentale la diagnosi precoce ed una maggiore informazione rispetto al problema, anche da parte dei medici". Quanto all'ipotesi di Tso nei casi più gravi, ha precisato che non si può pensare ad una sua applicazione tout court, bensì ad una forma specifico che preveda la disponibilità di accoglienza in centri specializzati e non il passaggio attraverso i servizi di salute mentale, che a questo riguardo risulterebbero inadeguati.
Martini ha inoltre sottolineato come l'attuale Tso sia già un passo in avanti rispetto al ricovero coatto previsto trent'anni fa per le malattie psichiatriche, anche se è necessario compiere un ulteriore passo per snellire le procedure, con maggior flessibilità nell'applicazione e una migliore capacità di metterlo in atto in casi di urgenza e una maggior attenzione alla persona dal punto di vista clinico.
Il trattamento sanitario obbligatorio è comunque solo uno dei possibili strumenti di cura dei disturbi del comportamento alimentare.
Come hanno sottolineato alcuni esperti, tra cui Massimo Cuzzolaro, professore dell'Università La Sapienza di Roma, occorre “guardare al Tso come a un capitolo di una storia clinica - spiega -, non come a una panacea del problema.
I risultati a breve termine indicano che il trattamento obbligatorio può essere utile, ma le analisi a lungo termine sono complicate e mostrano che la mortalità rimane comunque alta”.

2 commenti:

  1. Grazie per averne parlato... è bello poter trovare in giro un po' di oggettiva informazione su qualcosa che viene fin troppo spezzo considerato tabù e che la gente mette la testa sotto la sabbia fingendo di non vedere...

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  2. Grazie e te per aver commentato!!! Ti do pienamente ragione,certi argomenti è giusto affrontarli, anche se non ci toccano da vicino o non li conosciamo abbastanza, perchè dall'altra parte uno puo' trovare na persona che ha voglia di parlarne!!! bacio Alice

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