venerdì 13 marzo 2009

...stasera...


Stasera prima di andare alla DOLCE VITA a SHARM (eheheheheheh magari!!!!) ci trovate al 212 di Modena, poi tutti a ballare allo Snoopy....

BUONA SERATA A TUTTI ... DAI CHE E' VENERDI'!!!!!!!!!!!

....a murom...

Ho letto che l'anno scorso la prima settimana di luglio a Sharm c'erano 54°....

Quanti??????????????????????

Oddio sto sott'acqua tutto il giorno!!!!!


ANZI CHISSENE, MEGLIO CREPARE DI CALDO A SHARM CHE MORIRE DI AFA A MODENA CON APPENA 30°



SHARM NEL CUORE!!!

E FACCIAMOCI CURARE!!!!!!!! NON SIAMO MICCA TANTO NORMALI!

L'URLO DI MUNCH

Il mio quadro preferito!!!



L'urlo, o anche Il grido, è un celebre dipinto di Edvard Munch (titolo originario: Der Schrei der Natur, in tedesco "Il grido della natura").
Realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, come per altre opere di Munch è stato dipinto in più versioni; quella collocata alla Nasjonalgalleriet di Oslo ha dimensioni 91 x 73,5 centimetri.
L'opera è un simbolo dell'angoscia e dello smarrimento che segnano tutta la vita del pittore norvegese. La scena rappresenta un'esperienza vera della vita dell'artista: mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della città di Nordstrand (oggi quartiere di Oslo), il suo animo venne pervaso dal terrore.
Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato a Nizza:
« Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura. »
Si distinguono chiaramente sullo sfondo i due amici che si allontanano lungo il ponte, estranei al terrore che angosciava il loro compagno.
Mentre la bocca spalancata sembra emettere dei suoni che sconvolgono il paesaggio, con delle linee curve, ma non la strada, l'unica consigliera e amica dell'uomo, testimonianza della freddezza di talune persone.
Il volto deformato sembra un teschio; anche il corpo sembra essere privo di colonna vertebrale.
La funzione comunicativa prevalente individuata nel dipinto attraverso la lettura dell'opera è espressiva.
L'uso del colore e gli accostamenti cromatici associati a lunghe pennellate tese a deformare i soggetti rappresentati suggeriscono uno stato emotivo di angoscia. L'associazione delle linee ondulate con le linee diagonali crea un senso di dinamicità che provoca tensione nell'osservatore. L'uso della luce contribuisce a far scaturire nell'osservatore un senso di inquietudine poiché conferisce il senso dell'immediatezza dell'evento rappresentato, colpendo la figura principale frontalmente come se venisse illuminata dalla luce di un flash.
Anche la composizione degli elementi costitutivi del quadro è orientata a sottolineare l'aspetto espressivo dell'opera mettendo in primo piano il soggetto che emette l'urlo, staccandolo dallo sfondo attraverso la frapposizione dell'elemento ponte.
Tale visione di Munch non va solo letta sul piano introspettivo, poiché può essere stato in parte un fenomeno naturale realmente accaduto a causa dell'eruzione vulcanica del Krakatoa i cui effetti di luci sono stati visibili sino in Norvegia.

Il 31 agosto 2006, la polizia norvegese ha recuperato la versione ospitata al Museo Munch, ad Oslo, che era stata rubata il 22 agosto del 2004 assieme alla Madonna dello stesso autore. Nonostante entrambi i dipinti fossero danneggiati dall'umidità, il direttore del museo di Munch, Ingebjørg Ydstie, ha dichiarato possibile il restauro.
Concluso il restauro, il 23 maggio 2008 le due opere restaurate sono tornate in esposizione.

Anoressia: magre da morire

Prima causa di morte tra le ragazze
I disturbi del comportamento alimentare sono diventati la prima causa di morte per malattia tra le ragazze di età compresa tra i 12 e i 25 anni.

Anoressia e bulimia nervosa sono ormai un vero allarme socio-sanitario visti i numeri dei soggetti coinvolti: circa 150/200mila donne. Come spiegano gli esperti, si tratta di malattie gravi e invalidanti, con un elevato indice di mortalità, pari al 10% a dieci anni dai primi sintomi e del 20% a venti anni.
Lo spiega Roberto Ostuzzi, presidente della Sisdca (Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare), in occasione della presentazione delle nuove statistiche su queste patologie: "Attualmente la prevalenza delle due malattie nella popolazione generale è dello 0,2%-0,3%, ma a questi vanno aggiunti casi atipici e non altrimenti classificati, per cui i numeri potrebbero essere pari al triplo".
Questi mali presentano un forte rischio di cronicizzazione, l'insorgenza di complicanze mediche e psichiatriche, fino a frequenti casi di programmazione del suicidio.
Così gli esperti ipotizzano per i casi più gravi, la possibilità di un percorso di trattamento sanitario obbligatorio (Tso) ad hoc. E' una delle possibilità allo studio nell'ambito della revisione della legge 180 sull'assistenza psichiatrica, che raccoglie l'impegno del sottosegretario al Welfare Francesca Martini.

“L'anoressia è una patologia in crescita anche nell'età pediatrica; un fenomeno che interessa soprattutto le donne - ha detto Martini intervenendo ad un dibattito sulle cure coercitive nell'anoressia e nella bulimia nervosa, organizzato a Roma - E' fondamentale la diagnosi precoce ed una maggiore informazione rispetto al problema, anche da parte dei medici". Quanto all'ipotesi di Tso nei casi più gravi, ha precisato che non si può pensare ad una sua applicazione tout court, bensì ad una forma specifico che preveda la disponibilità di accoglienza in centri specializzati e non il passaggio attraverso i servizi di salute mentale, che a questo riguardo risulterebbero inadeguati.
Martini ha inoltre sottolineato come l'attuale Tso sia già un passo in avanti rispetto al ricovero coatto previsto trent'anni fa per le malattie psichiatriche, anche se è necessario compiere un ulteriore passo per snellire le procedure, con maggior flessibilità nell'applicazione e una migliore capacità di metterlo in atto in casi di urgenza e una maggior attenzione alla persona dal punto di vista clinico.
Il trattamento sanitario obbligatorio è comunque solo uno dei possibili strumenti di cura dei disturbi del comportamento alimentare.
Come hanno sottolineato alcuni esperti, tra cui Massimo Cuzzolaro, professore dell'Università La Sapienza di Roma, occorre “guardare al Tso come a un capitolo di una storia clinica - spiega -, non come a una panacea del problema.
I risultati a breve termine indicano che il trattamento obbligatorio può essere utile, ma le analisi a lungo termine sono complicate e mostrano che la mortalità rimane comunque alta”.

...Italiani, gelosi e contenti...

Perdona solo chi ama di più
"Un mostro dagli occhi verdi", come lo definisce William Shakespeare per bocca di Otello, il moro di Venezia e simbolo per antonomasia di questo sentimento lacerante e non proprio lusinghiero. Malattia e passione, la gelosia è l’altra faccia dell’amore e chi l’ha provata sa di avere a che fare con un vero tormento.
Eppure il ritratto degli italiani che emerge da un recente sondaggio condotto dalla professoressa Donatella Marazziti, docente presso la Clinica Psichiatrica dell'Università di Pisa nell'ambito di una ricerca sul tema è quello di un popolo di "gelosi e contenti".
E questo è anche il titolo di un recente saggio, "E vissero per sempre gelosi & contenti", scritto dalla ricercatrice, che passa ai raggi x questa passione: dalle ragioni biologiche per cui esiste ai segnali dell'insorgenza, dalle reazioni biochimiche che innesca, fino alle degenerazioni patologiche. Impressionanti i numeri delle statistiche: oltre 100 omicidi l'anno, in Italia, sono legati alla gelosia. Almeno sette al giorno, i casi denunciati di aggressioni con lesioni, scatenati dalla gelosia. Il 70 % degli assassinii di donne avvengono per mano del partner, mentre, nel mondo, ogni otto minuti una donna è uccisa.
Meglio allora "non negare la gelosia, ma ascoltarne la voce, valutando quando è necessario seguirne i dettami e quando metterla a tacere"; avvisa Marazziti.
"Fino a non molto tempo fa, la gelosia era il corollario necessario dell'amore, lo è sempre stata. Basta guardare i miti greci, le gelosie degli dei dell'Olimpo o quelle di Jahve'". La letteratura occidentale, da Saffo a Shakespeare, da Medea a Tolstoj e Dostoevskij, è intrisa di gelosia. Poi, nel secondo Novecento, la gelosia 'normale' si è erosa, ed è progressivamente scomparsa a vantaggio di quella 'patologica' e del convincimento che nasca da un tipo malato di amore. Da sentimento accettato, con un preciso scopo sociale, la gelosia è ora divenuta "un problema del singolo, una distorsione individuale, che lede un diritto fondamentale nella nostra società, la liberta' individuale".
Tre soprattutto gli esiti sorprendenti della ricerca effettuata dalla Marazziti e realizzata attraverso il sito online www.infedeleklara.it nell'arco di due mesi raccogliendo oltre 1000 testimonianze di giovani di tutta Italia sul tema della gelosia: al nord sono più gelosi che al sud dell'Italia; le donne tradiscono più dei maschi e gli uomini perdonano maggiormente delle donne. Ma come mai i giovani oggi si dichiarano tutti gelosi?"Perché", risponde la professoressa Marazziti, "le persone di una certa età non credono di esserlo, per loro è un sentimento strettamente legato all'amore e, quindi, non lo considerano speciale.
Inoltre, risultano più gelosi i settentrionali che i meridionali, in quanto questi ultimi hanno meno consapevolezza del problema, ritengono la gelosia un comportamento abituale. Che le donne tradiscano più degli uomini ribalta invece un luogo comune fin qui acclarato. La domanda, allora, è: con chi tradiscono? Insomma, stavolta le donne sono state sincere. Di solito, probabilmente, lo sono meno. La verità, comunque, non bisognerebbe buttarla mai addosso al partner e 'confessare' tanto per liberarsi la coscienza.
E' un atteggiamento deleterio che non giova a nessuno, non risolve nulla e peggiora solo le cose". "Dai casi che ho esaminato", prosegue la psichiatra, "la gelosia prevale soprattutto nelle donne del sottotipo depressivo, quelle che dicono ad esempio 'sono gelosa perché sono brutta' o del sottotipo ossessivo, che si sentono più insicure. Negli studi provenienti dalla cultura anglosassone, emerge un altro fatto singolare: le donne sono preoccupate soprattutto dalla possibilità di perdere il partner, mentre gli uomini vogliono sapere chi è l'amante e quali sono le sue caratteristiche, anche fisiche, e le sue prestazioni".
Quanto ai maschi che perdonerebbero più delle loro compagne, "in genere", sottolinea Marazziti, "perdona chi ama veramente l'altro".

Corto sexy o lungo snob..Gli eccessi delle nuove borghesi

Le gonne a palloncino di Louis Vuitton. Il beige «perbenista» di Miu Miu

PARIGI

Cortigiane e seduttrici, donne di mondo e playmate, muse e animatrici di notti elettrizzanti. Spiriti leggeri che amano divertire e divertirsi, dunque anche vestire.
«Perché — dice colui che le ha plasmate, quel Marc Jacobs, indomito folletto mente creativa di Louis Vuitton — la moda è sogno che nessuna crisi potrà mai fermare. Da qui siamo partiti, senza più fermarci. Abbiamo pensato all'esprit delle francesi, alla loro voglia di esserci ai party, le feste...».
Nomi vicini: Ines de la Fressange, Loulou de la Falaise.
Nomi lontani: Maria Antonietta quando era regina. Perché il percorso è moderno e storico e va diritto allo scopo: il sexy e il divertimento attraverso i secoli, con ironia.
Per cui, per il prossimo autunno- inverno, ecco taffettà e bustier, broccati e drappeggi ma tutto è corto, molto corto. E i tacchi, alti, molto alti. Le scollature spesso molto, ma molto scollate. E le trasparenze, veramente trasparenti.
I cuissard, molto cuissard, stivali inguinali e allacciati con nastri di velluto.
Poi c'è il fucsia, quello delle Big Babol, cioè grande bolla, cioè palloncino... come quasi tutte le gonne, certe maniche, certe bluse, certi cenni sulle cinture, certe cappe.
La collezione è preziosissima, velluti e ricami fra i più incredibili e patchwork e sovrapposizioni che sono la firma dello stilista del grunge chic.
Colori? Tanti, scuri, invernali. Accesi da quest'oro, eccessivo ma elettrizzante perché colora anche le iniziali sulle piccole borse ricercate. Cherchez la femme, anche chez Miu Miu. Il racconto di Miuccia Prada è interessante tanto quanto e con ingredienti simili.
Una sorta di candid camera in un mondo alto borghese dove ci sono donne, le «new bourgeoisie», che vivono per piacere, fisicamente o intellettualmente, con i fatti o con le parole. Genere di femmina, che sì, un po' se la tira: spesso esageratamente chic o sciantosa o stravagante o anarchica. Una fatica, sembra dire la stilista, che preferisce restare a guardare, sorridendo. È così che ha colto la «tendenza», ironizzandoci con gran classe: «Sento che forse c'è qualcosa di loro in me, ma non scelgo di essere così».
In sottofondo corrono le voci di film con protagoniste memorabili («Histoire D'O» e Corinne Clery; «Gruppo di famiglia in un interno» e Silvana Mangano; «Madame Claude» e Francoise Fabian; «Roulette cinese » e Anna Karina) poi si materializzano queste «femme fatale »: altissime, snob, incedere spesso beffardo.
Indossano abiti e robe-manteau spesso senza maniche; grandi cappotti o pastrani in double, il tessuto più usato nella grande sfida (vinta) di renderlo sexy. O tutto è corto, rimborsato sui fianchi e serrato da cinte che si annodano: ed è la silhouette più «fresca», quella della femme giovane che si affida allo stacco di coscia. O tutto è lungo, al polpaccio, per la femme più snob e altera. Se c'è il lungo collo a scialle con tanto di volpe è gettato sul corpo, stravagante, per la sciantosa. Ricami preziosi (nei tubini, sulle calze, sulle scarpe) nel finale: perché si sa, al brillo nessuna «femme» resiste. Colori, tantissimi chiari. Con una scelta precisa, il beige borghese e perbenista. La griffe cresce, così. D'età. Definitivamente e con coerenza. Grazie anche a Parigi. Così non è escluso che qualcosa di grosso, il prossimo anno, la Miuccia, farà: si dice una location per sfilate di quelle che faranno parlare. C'è da crederlo.

...Rivogliamo "I GIOCHI SENZA FRONTIERE"...

Io mi chiedo, ma perchè un programma cosi' bello e divertente hanno smesso di farlo???? Io andavo giu' di testa per questo programma...


« Attention... trois, deux, un...FIIIT! » eheheheheheheh

La prima edizione andò in onda nel 1965 e poi ogni estate ininterrottamente fino al 1982; dopo una sospensione di alcuni anni, il programma riprese nel 1988 e andò avanti fino al 1999. I giochi senza frontiere erano una sorta di olimpiadi dove ogni nazione partecipante era rappresentata da una propria città che si sfidava in prove molto divertenti e bizzarre, con le città delle altre nazioni. Nel 1965 parteciparono Belgio, Francia, Germania Ovest e Italia e nel corso degli anni si avvicendarono in totale 20 nazioni.

In Italia il programma veniva trasmesso, dall'inizio fino al 1982 (anno in cui terminò la prima serie), dapprima sul "Secondo programma" della RAI, in seguito Rai Due, (dal 1971 al 1977 veniva condotto da Giulio Marchetti e da Rosanna Vaudetti) e poi, dal 1988, fu trasmesso su Rai Uno. L'Italia ha vinto 4 volte: nel 1970, 1978, 1991 e 1999, ed è stata anche l'unica nazione sempre presente nelle edizioni ufficiali estive (30).
Vennero disputate anche delle edizioni invernali, chiamate Giochi sotto l'Albero, in cui alle 'prove' tradizionali venivano alternate competizioni di slalom.
Questa trasmissione televisiva ha anticipato di anni il processo di avvicinamento dei vari paesi dell'Unione europea, in anni in cui non si parlava ancora dell'euro.
Il successo di Giochi Senza Frontiere superò qualsiasi previsione e risultò travolgente in tutta Europa. Si può dire che l'Italia degli anni settanta si fermasse per vedere il programma. Nel 1977 una puntata di Giochi senza Frontiere fece segnare un'audience di 17 milioni di spettatori, ma secondo alcune fonti la trasmissione avrebbe toccato i venti milioni.

FORMULA
Il gioco consisteva in una serie di prove che le nazioni dovevano affrontare per guadagnare punti. Nelle prove in cui le nazioni si sentivano più forti potevano giocare (in molte edizioni) il jolly, che faceva raddoppiare il punteggio totalizzato, mentre, a turno, saltavano una prova per giocare il fil rouge. Nel 1994 la squadra che non giocava "scommetteva" su un'altra, ottenendo così gli stessi suoi punti conteggiati ad esclusione del jolly.
A mio avviso è stato uno dei piu' bei programmi della mia infanzia, io me lo ricordo ancora!!!

...LA DOLCE VITA...Sharm El Sheikh

Stasera le Farfalline vi aspettano alla DOLCE VITA di SHARM EL SHEIKH....

Si si giuro....ci trovate la da mezzanotte fino all'alba!!!!

Ma giuro!!!!!!!!!!!!!!!

Uffa va bhè scherzavo, ma fatemi sognare almeno....

Comunque dicevo, LA DOLCE VITA è una discoteca che si trova di fronte al VERACLUB QUEEN SHARM (il villaggio delle FARFALLINE) e contiene 4000 persone... è una cosa indescrivibile...io di disco ne ho fatte, anche le piu' rinnomate di Ibiza, ma questa è un lavoro da giu' di testa!!!!!

Comunque stasera purtroppo non saremo alla DOLCE VITA, ma il nostro cuore e la nostra mente saranno la... ci troverete invece allo SNOOPY di Modena...ci accontentiamo...anzi alla faccia dell'accontentarsi!!!!!